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Luchín
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Cile
testo e musica di Víctor Jara

elaborazione di William Child G.

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Frágil como un volantín
en los techos de Barrancas
jugaba el niño Luchín
con sus manitas moradas,
con la pelota de trapo,
con el gato y con el perro,
el caballo lo miraba…

En el agua de sus ojos
se bañaba el verde claro,
gateaba a su corta edad
con el potito embarrado,
con la pelota de trapo,
con el gato y con el perro,
el caballo lo miraba…

El caballo era otro juego
en aquel pequeño espacio
y al animal parecía
le gustaba este trabajo,
con la pelota de trapo,
con el gato y con el perro,
y con Luchito mojado…

Si hay niños como Luchín
que comen tierra y gusanos
abramos todas las jaulas
pa' que vuelen como pajaros,
con la pelota de trapo,
con el gato y con el perro,
y también con el caballo.

 

Fragile come un aquilone
per i tetti di Barrancas
giocava il piccolo Luchín
con le manine livide,
con la palla di stracci,
con il gatto e con il cane,
il cavallo lo guardava…

Nell' acqua dei suoi occhi
si bagnava il verde chiaro,
gattonava alla sua tenera età
con il culetto infangato,
con la palla di stracci,
con il gatto e con il cane,
il cavallo lo guardava…

Il cavallo era un altro gioco
in quel piccolo spazio
e all'animale sembrava
piacesse quel lavoro,
con la palla di stracci,
con il gatto e con il cane,
mentre lui è tutto bagnato…

Finché ci saranno bimbi come Luchín
che mangiano terra e vermi
apriamo tutte le gabbie
perché volino come passerotti,
con la palla di stracci,
con il gatto e con il cane,
e anche con il cavallo.

       

La storia di Luchín

Una sera di giugno, il mese più freddo dell'anno, nere nubi si addensarono sopra la cordigliera e nel corso della notte scoppiò un furioso temporale, accompagnato da forte vento e pioggia torrenziale. (…) Sapevamo che nelle poblaciónes (…) intere famiglie dovevano essere esposte al vento e all'acqua (…) Se il Mapucho fosse straripato, avrebbero rischiato di essere spazzati via dall'alluvione. Succedeva tutti gli inverni: anche se capitava che qualche neonato morisse di freddo o di polmonite nessuno faceva nulla, a parte un po' di beneficenza e una distribuzione di roba usata e vecchie coperte, e nessuna misura drastica veniva presa per aiutare le vittime e impedire che simili calamità si ripetessero. Adesso però, con un governo popolare, la risposta doveva essere diversa. E lo fu. Le organizzazioni governative, i sindacati e persino le Università vennero

mobilitati per portare immediato aiuto alle vittime del nubifragio (…) si decise di trasferire i bambini nella sede della Facoltà, adibendo a dormitori le grandi aule destinate al balletto. Uno dei piccini portati alla Facoltà divenne il soggetto di una canzone di Victor. Luchín era gravemente malato di pleurite e aveva bisogno di assistenza continua, giorno e notte (…) Lo aveva trovato Quena durante una delle sue numerose spedizioni alla población. Prima di tornare alla sua famiglia aveva bisogno di una lunga convalescenza, cosi Víctor e io ce lo portammo a casa e ci occupammo di lui per qualche settimana (con il consenso dei genitori fu definitivamente adottato da Quena).

tratto dal libro "Una canzone infinita" di Joan Jara, moglie di Víctor

Associazione Culturale Coro Hispano-Americano di Milano